Il latte? L’ha comprato il frigo!
Il latte nel nostro frigo potrebbe non finire mai più. Perché ogni volta che serve, sarà il frigo stesso a ordinarlo. Nel frattempo, la nostra lavatrice avrà aspettato l’orario in cui le tariffe dell’elettricità sono più basse per avviarsi da sola, e, mentre facevamo yoga, la nostra t-shirt avrà controllato, insieme al nostro smartphone, che la posizione della nostra schiena fosse corretta e il nostro battito cardiaco regolare.
Non stiamo parlando di un racconto di fantascienza o di uno scenario futuro, ma di oggi. E queste sono solo alcune delle possibilità offerte dall’“Internet of Things”, l’Internet delle cose. Una grande rete che connette gli oggetti e permette loro di scambiarsi dati; una rete le cui potenzialità di espansione sono praticamente infinite.
Il domani è già arrivato
È verosimile – e in alcuni casi sta già accadendo – che in futuro saremo sottoposti a un monitoraggio costante della nostra salute, che la nostra casa ci avviserà in caso di guasti o pericoli, che la nostra città “smart” misurerà e regolerà da sola l’inquinamento, la qualità dell’acqua, persino il livello di riempimento dei cestini dei rifiuti, che la nostra auto ci porterà a destinazione da sola.
I benefici di questa “intelligenza” degli oggetti, naturalmente, saranno enormi, ma enorme sembra anche la quantità di dubbi e riflessioni sulle conseguenze che tutto questo può avere.
Una rete che raccoglie dati può significare molte cose: anche un supermercato che controlla il nostro sguardo per vedere quanto tempo si sofferma su una pubblicità o sulla confezione di un prodotto, un sensore che ci avvisa quando stiamo facendo qualcosa di poco salutare per il nostro corpo, come bere troppo, un allarme che scatta quando una persona è depressa e raggiunge un livello di stress eccessivo.
I “Grandi Fratelli” e la protezione dei nostri dati
Scenari come questi possono essere rassicuranti ma anche inquietanti, e coinvolgono temi su cui siamo – o dovremmo essere – particolarmente sensibili, come la nostra libertà di scelta e il nostro diritto alla privacy e alla gestione della nostra immagine pubblica.
Il “grande fratello” che controlla ogni individuo immaginato da George Orwell, oggi, sembra non essere più un singolo, ma un insieme di soggetti diversi, tra cui enti pubblici, grandi aziende, compagnie di assicurazione. Tutti potenzialmente interessati ai nostri dati, ma per motivi diversi.
I rischi? Li definisce bene il Garante per la protezione dei dati personali:
“Asimmetria informativa (gli utilizzatori spesso non sanno quali dati siano raccolti, né chi in ultima analisi vi possa accedere), profilazione potenzialmente illimitata di abitudini e comportamenti, rischi per la sicurezza dei dati che possono essere raccolti e incrociati attraverso gli oggetti interconnessi: sono questi i principali lati oscuri dell’Internet delle cose, secondo le Autorità europee”.
Parlare di “lati oscuri” può sembrare eccessivo, ma non è così. Fa parte delle conoscenze indispensabili di ogni cittadino – soprattutto se minore – essere informato su come usare al meglio e in modo sicuro le nuove tecnologie. Perché il frigo che ordina il latte quando è finito e la lavatrice che ci fa il bucato possono essere un grande vantaggio, ma solo se lo fanno quando – e come – lo desideriamo noi.
Per saperne di più:
La pagina della Commissione Europea dedicata alla Protezione dei dati personali:
http://ec.europa.eu/justice/data-protection/index_it.htm
Cos’è l’Internet delle cose e perché ci riguarda
Un articolo chiaro e interessante che spiega “tutto quello che c’è da sapere” sull’argomento
http://www.focus.it/tecnologia/innovazione/tutto-quello-che-ce-da-sapere-sullinternet-of-things-in-x-domande-e-risposte